Così come accade per i muscoli, le ossa e le articolazioni, con il passare degli anni anche il cervello e le funzioni cognitive ad esso correlate vanno incontro a un declino progressivo, di tipo fisiologico (non legato, cioè, a particolari situazioni patologiche). La ricerca scientifica ha quindi evidenziato l’esistenza di cambiamenti prevedibili e riproducibili nella cognizione che si verificano con il normale invecchiamento.
In questo contesto si distinguono, spesso, le cosiddette abilità cristallizzate (competenze e ricordi e conoscenze acquisite) e le abilità fluide (che richiedono un’elaborazione cognitiva costante): numerosi studi hanno dimostrato che c’è un miglioramento delle abilità cristallizzate fino a circa 60 anni, seguito da un plateau fino a 80 anni, mentre c’è un declino lineare delle abilità fluide dai 20 agli 80 anni.
Le abilità cognitive possono essere suddivise in diversi domini cognitivi specifici, tra cui l’attenzione, la memoria, le funzioni esecutive, il linguaggio e le abilità visuo-spaziali, ed è stato dimostrato che ognuno di questi domini presenta, con l’età, un calo. Ciò è dovuto principalmente al fatto che per espletare le funzioni cognitive di ciascuno di questi domini una persona deve percepire degli stimoli, elaborare le informazioni in esse contenute e rispondere di conseguenza, ma sia la percezione sensoriale sia la velocità di elaborazione diminuiscono con l’età, influenzando così l’efficienza di molte funzioni cognitive.